Scarpette rosse
Scarpette Rosse
C'era una volta una povera orfana che non aveva scarpe. La bimba conservava tutti gli stracci che riusciva a trovare finché un bel giorno riuscì a confezionarsi un paio di scarpette rosse. Erano rozze, ma le piacevano. La facevano sentire ricca nonostante trascorresse, fino a sera inoltrata, le sue giornate a cercare cibo nei boschi.
Un giorno, mentre percorreva faticosamente una strada, vestita dei suoi stracci e con le scarpette rosse ai piedi, una carrozza dorata le si fermò accanto: La vecchia signora che la occupava le disse che l'avrebbe portata a casa con sé e l'avrebbe trattata come una sua figlioletta. Così andarono nella dimora della vecchia signora ricca, e là furono lavati e pettinati i capelli della bimba. L e furono dati biancheria fine, un bell'abito di lana e calze bianche e lucide scarpe nere. Quando la bambina chiese dei suoi vecchi abiti, e in particolare delle sue scarpette rosse, la vecchia le rispose che, sudici e ridicoli com'erano , li avevano gettati nel fuoco, che si era incaricato di ridurli in cenere.
La bimba era molto triste perché quelle umili scarpette rosse che aveva fatto con le proprie mani le avevano dato la più grande felicità. Ora era costretta a starsene sempre ferma e tranquilla, a parlare senza saltellare e soltanto se era interrogata. Un fuoco segreto le si accese nel cuore e continuò a desiderare più di qualsiasi altra cosa le sue vecchie scarpette rosse.
Poiché la bambina era abbastanza grande da ricevere la cresima nel Giorno degli Innocenti, la vecchia signora la portò da un vecchio calzolaio zoppo, per acquistare un paio di scarpe speciali per l'occasione. In vetrina faceva bella mostra di sé un paio di scarpe rosse confezionate con la pelle più morbida che si potesse trovare. Sebbene fosse scandaloso arrivare in chiesa con delle scarpe rosse, la bimba, spinto dal suo cuore affamato, subito le scelse. La vecchia signora ci vedeva così male che non si accorse del colore delle scarpe e gliele comprò. Il vecchio calzolaio strizzo l'occhio alla piccola e incartò le scarpe.
Il giorno dopo, in chiesa tutti rimasero assai sorpresi da quelle scarpe rosse che brillavano come mele lustrate, come cuori, come prugne ben lavate. Persino le icone e le statue guardavano con disapprovazione le scarpe. Ma alla bimba piacevano sempre di più. Quando il vescovo intonò un canto, seguito dal coro e accompagnato dall'organo, la bambina pensò che nulla era più bello delle sue scarpette rosse.
In giornata la vecchia signora venne a sapere delle scarpette rosse della sua pupilla.
"Non mettere mai più quelle scarpe!" le ordinò minacciosa.
Ma la domenica dopo la bambina non poté fare a meno di mettersi le scarpette rosse, e poi si avviò alla chiesa con la vecchia signora.
Sulla porta della chiesa c'era un vecchio soldato con il braccio al collo. S'inchinò, chiese il permesso di spolverare le scarpette della bambina , e toccò le suole cantando una canzoncina che le fecero sentire uno strano prurito sotto i piedi.
" Ricordati di restare per il ballo", sorrise, e le strizzò l'occhio.
Anche questa volta tutti guardarono con sospetto le scarpette rosse della bambina. Ma a lei piacevano tanto quelle scarpe lucenti, rosse come lamponi, come melagrane, che non riusciva a pensare ad altro, non riusciva quasi a seguire il servizio religioso. Era tutta intenta a girare e rigirare i piedini, in ammirazione delle sue scarpette rosse, tanto che si dimenticò di cantare.
Quando con la vecchia signora uscì dalla chiesa, il soldato ferito esclamò: " che belle scarpette da ballo!"
A quelle parole la bambina prese a piroettare, e non riuscì più a fermarsi, e danzò sulle aiuole di fiori e attorno alla chiesa tanto che parve avesse perduto completamente il controllo di sé. Danzò una gavotta e poi una csarda, e poi un valzer, volteggiando attraverso i campi.
Il cocchiere della vecchia signora saltò giù dal seggiolino e si lanciò all'inseguimento della bambina, la prese e la riportò nella carrozza, ma i piedini che calzavano le scarpette rose continuavano a danzare nell'aria. La vecchia signora e il cocchiere presero a tirare e a dar strattoni per cercare di toglierle. Finalmente tra cappelli di sghembo e gambe scalcianti, i piedi della bambina si quietarono.
Di ritorno a casa, la vecchia signora lanciò le scarpette rosse su di una scaffale altissimo e ordinò alla bambina di non toccarle mai più. Ma lei non riusciva a fare a meno di guardarle e di desiderarle. Per lei erano ancora la cosa più bella che si potesse trovare sulla faccia della terra.
Poco tempo dopo il destino volle che la signora fosse costretta a letto, e non appena il medico se ne fu andato, la bambina strisciò nella stanza dove erano state nascoste le scarpette rosse. Le guardò, la in alto sullo scaffale, le contemplò, e la contemplazione si trasformò in potente desiderio, tanto che la bambina prese le scarpe dallo scaffale e subito se le infilò, pensando che non sarebbe accaduto nulla di male. Ma non appena quelle furono a contatto con dita e calcagni, si sentì sopraffatta dal desiderio di danzare.
Danzò uscendo dalla stanza, e poi lungo le scale, prima una gavotta, poi una csarda, e poi un valzer vertiginoso. La bambina era in estasi, e s' accorse di essere nei guai solamente quando volle girare a sinistra e le scarpe la costrinsero a girare a destra, e volle danzare in tondo e quelle la obbligarono a proseguire. E poi la portarono giù per la strada, attraverso i campi melmosi, e nella foresta oscura.
Appoggiato a un albero c'era il vecchio soldato dalla barba rossiccia, con il braccio al collo.
" Oh, che belle scarpe da ballo!" esclamò.
Terrorizzata, la bambina cercò di sfilarsi le scarpe, ma più tirava e più quelle aderivano ai piedi. Saltellò prima su un piede poi, poi sull'altro, tentando ancora di togliersi le scarpe, ma il piede che restava a terra continuava a danzare e quello che restava su faceva la sua parte nell'aria.
E così danzò e danzò sulle più alte colline e attraverso le valli, sotto la pioggia e sotto la neve e sotto la luce abbagliante del sole. Danzò nelle notte più nere e all'alba, danzò fino al tramonto. Ma era terribile: per lei non esisteva riposo.
Danzò in un cimitero, e la uno spirito pronunciò queste parole:
"Danzerai con le tue scarpette rosse finché non diventerai come un fantasma, uno spettro, finché la pelle non penderà dalle ossa, finché di te non resteranno che visceri danzanti. Danzerai di porta in porta in tutti i villaggi, e busserai tre volte a ogni porta, e quando la gente ti vedrà, temerà per la sua vita. Danzate scarpette rosse danzate!"
La bambina chiese pietà, ma prima che potesse insistere le scarpette rosse la trascinarono via. Ballò sui rovi, attraverso le correnti, sulle siepi, e danzando danzando arrivò a casa, e c'erano persone in lutto. La vecchia signora era morta. Nonostante ciò, lei continuava a danzare. Esausta e terrorizzata, entrò danzando nella foresta in cui abitava il boia della città. E la mannaia appesa al muro prese a tremare non appena sentì che lei si avvicinava.
"Per favore!" pregò il boia mentre danzava sulla sua porta.
"Per favore, mi tagli le scarpe per liberarmi da questo tremendo fato."
E con la mannaia il boia tagliò le cinghie delle scarpette rosse. Ma queste le restarono ai piedi. E lei lo implorò di tagliarle i piedi, perché così la sua vita non valeva nulla. Il boia allora le tagliò i piedi.
E le scarpette rosse con i piedi continuarono a danzare attraverso la foresta e sulla collina e oltre, fino a sparire alla vista. E ora la bambina era una povera storpia, e doveva farsi strada nel mondo andando a servizio da estranei, e mai più desiderò delle scarpette rosse. |